La donna con la blusa nera indossata al contrario!

La donna con una blusa nera indossata al contrario scese dall’auto parcheggiando davanti all’Apple Rose Grille. Non aveva mai odiato la sua amica Aria come in quel momento. Costringerla ad uscire di casa quel pomeriggio era stata davvero una mossa sleale. Sapeva che la amica poteva vantare le migliori intenzioni del mondo, sapeva che lo faceva per il suo bene, che voleva aiutarla, che pensava che distrarla un po’ dalle sue angosce, ma il punto è che proprio quella mattina si era recata dalla sua amica Spencer che le aveva corretto il discorso, ed ora aveva ben poco tempo per impararlo. Non le serviva aria fresca, non le serviva affatto, aveva tutto l’ossigeno necessario in casa sua, e la luce del sole era assolutamente sopravvalutata. Ma Aria aveva insistito così tanto… e così lei si era vestita in fretta e furia (e questo spiega la blusa infilata all’incontrario), aveva afferrato la borsa ficcandoci dentro portafoglio e cellulare e chiavi di casa e macchina, ed era uscita.

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Chiuse lo sportello dell’auto alle sue spalle, e le sue ballerine picchiettarono sull’asfalto del marciapiede mentre si avvicinava al locale. Ad intercettarla prima che entrasse fu l’abbraccio di un bambinetto di sette anni con un trenino giocattolo verde in mano, che si attaccò alle sue gambe.

«Nathaniel!>> esclamò la donna piegandosi per prenderla in braccio. «Ma come sei diventato grande! Dov’è la tua mamma?>>

Il bimbo le stampò soddisfatto un bacio sulla guancia e le indicò con la mano un tavolo all’esterno del locale, con una parrucca rossa indosso e dei grandi occhiali da sole.

Subito dopo la conclusione delle vicende di A, l’allora diciannovenne Aria Montgomery aveva deciso di raccogliere tutte quelle che erano state le loro (dis-)avventure in una saga di libri, assicurandosi prima di cambiare il nome di ogni singolo personaggio in modo da preservarne la privacy. Quel che la ragazza non si sarebbe mai aspettata che questi diventassero dei Best Sellers. Inutile dire che nella piccola cittadina di Rosewood la passione per i suoi libri si fosse diffusa a macchia d’olio, come un’epidemia, e nessuno, nessuno era stato immune al contagio. Questo era molto, molto più di quello che Aria si sarebbe mai aspettata. La sua popolarità era salita alle stelle, e non c’era luogo dove lei potesse andare senza rischiare di venir riconosciuta. Ecco quindi il motivo di parrucca rossa e occhialoni, altre volte usava parrucche bionde o felpe con cappuccio, o altri travestimenti ancora, tutto per passare inosservata, per non dover firmare autografi, per non dover sentirsi chiedere chi fosse Marcia, o Julia, o Thomas, o Connie.

Sorridendo per una delle sue solite mascherate, la donna con la blusa all’incontrario si avviò con il bimbo in braccio fino al tavolo.

«Tesoro! Non ci credo, sei venuta davvero!» disse la rossa Aria Montgomery alzandosi a raggiungere la sua amica «Wow, tu stai… davvero malissimo…»

«Ti stupirà,» rispose l’altra donna mentre si chinava a rimettere Nathaniel a terra e seguiva la sua amica verso il tavolo «ma non sei la prima persona a dirmelo.»

«Hanna mi aveva avvertito che eri un disastro, e ho parlato con Spencer pochi minuti fa, mi ha detto che eri andata a trovarla stamattina, e che eri uno stato preoccupante…» continuò Aria rimettendosi a sedere «Beh, avevano ragione, sono contenta che ci siamo viste, un po’ d’Aria ti farà bene, e anche l’aria con la A minuscola non guasta» concluse facendole l’occhiolino «A proposito, chiamami Amina.»

«Non era Amber?>> chiese lei l’altra donna.

<<No, Amber è per quanto sono bionda, Astrid è per quanto ho i ricci neri, ma rossa sono Amina.>>

«Giusto, a volte tendo a dimenticarlo, dovresti farmi uno schemino. E come va la vita, ci sono novità?>>

«Mamma e papà mi portano a Disneyland!>> rispose Nathaniel entusiasta, facendo percorrere al suo trenino l’intera lunghezza del tavolo.

«Ah, davvero? Che bravi!>> commentò la donna con la blusa al contrario.

«Già, il papà ha ottenuto una bella promozione, ed abbiamo pensato di festeggiarla così» rispose lei Aria, pardòn, Amina.

«Oh, fagli i miei complimenti, davvero.>> fece l’altra «E come sta il signor Fitz?>>

«Oh, tutto ok, per così dire, le solite cose… Sai, penso che il viaggio farebbe più bene a lui che a Nath, ha davvero bisogno di distrarsi.>>

«Come sta?>>

«Male, come al solito, non si rassegna al fatto che suo fratello sia chiuso al Radley, non si rassegna alla sua pazzia. Ogni mese lo va a trovare, cerca di farsi dire qualcosa, qualsiasi cosa, Ezra fa l’ameba, lui si arrabbia, torna a casa e giura che per lui ormai è morto, che non andrà a fargli visita mai più, e il mese successivo tutto si ripete daccapo.>>

«Tu sei mai andata…?>>

«A trovare il mio ex psicopatico che ha cercato di uccidere me e le mie amiche? No, no davvero. Vorrei solo sapere perché lo ha fatto, è proprio questa domanda irrisolta che fa impazzire Wes.>>

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Mentre “Amina” finiva di spiegare e l’altra abbassava gli occhi sul trenino di Nathaniel, un cameriere aveva raggiunto il tavolo. Dopo aver segnato sul suo taccuino le ordinazioni (le quali consistevano in un gelato al cioccolato per Nath, un ginseng per Aria ed un succo di fragola per la donna con la blusa al contrario), il ragazzo si congedò.

«Sai, non ti ho invitata qui per parlare di cose tristi.>> disse Aria alzando gli occhi sulla sua amica «Hai già fin troppe difficoltà da affrontare in questo periodo perché io ci aggiunga anche la triste storia delle mia vita. Parliamo di altro, di qualcosa di divertente, so come farci sbellicare dal ridere»

Ciò dicendo fece l’occhietto all’amica, per poi estrarre dei volantini rosa pastello e spargerli sul tavolo.

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L’altra donna ne afferrò uno fra le mani e lo lesse divertita:

«Sono di Hanna, per la sfilata, mi ha chiesto di farle pubblicità» spiegò lei Aria «Non è ridicolo? Non riesco ancora a credere che pretenda di far sfilare anche noi, è assurdo!>>

«Già, è come se avessimo 15 anni!>>

«Non dirlo neanche per scherzo! Noi due non ci parlavamo a quindici anni, e tu come amica vali molto di più dei reggiseni imbottiti e del liceo!>>

«Oh, assolutamente, non baratterei voi ragazze neanche per il ballo della scuola!>>

La donna con la blusa al contrario aveva appena finito la sua frase che un urlo entusiasta alla sue spalle la costrinse a girarsi.

C’era, in piedi a pochi passi dal loro tavolo, una bellissima ragazzina con dei lunghi capelli neri ed un top color magenta che guardava ad Amina con estremo stupore.

Le sue compagne di tavolo, quattro ragazzine alquanto anonime, la guardavano come se non comprendessero il motivo della sua eccitazione, ma lei sembrava non voler dare una spiegazione a nessuno, e di non voler tornare al proprio tavolo.

«OMG! Non posso crederci, sei tu, sei tu davvero!>> fece avvicinandosi ad Aria. «Ho letto tutti i tuoi libri, li ho adorati! Sono la tua più grande fan, la più grande al mondo! Sei così bella!>>

«Oh, hum, temo che tu abbia sbagliato persona,» rispose Aria toccandosi la parrucca bionda come per controllare che fosse ancora lì.

«Oh, sì, certo, come no! Come se una parrucca bastasse per non riconoscerti! E mi piacciono i tuoi occhiali!>> commentò la ragazzina «So che è scortese da parte mia presentarmi al tuo tavolo così, soprattutto visto che ti eri impegnata così tanto per non farti riconoscere, ma non potevo resistere! Sei il mio idolo, le tue storie sono fantastiche! E poi…» la donna con la blusa al contrario, che si sforzava per trattenere una risata attirò la sua attenzione «Oh, non dirmi che anche tu sei nel libro, sarebbe qualcosa di fantastico! Potresti essere Stephanie, o Marcia, o Payton, o Julia, adoravo tutte quattro! Il mio personaggio preferito però è sempre stato Alice, assolutamente perfetta!>>

«Oh, non ho la minima idea di chi io sia, a dire la verità» rispose lei la donna «Chiedi alla scrittrice per questo, il mio nome me lo dimentico sempre.>>

«Ti dispiacerebbe farmi un autografo? Sarebbe un regalo perfetto, e daresti un senso alla mia giornata, anzi, daresti un senso all’intero anno!>>

«Oh, certo, assolutamente.>> fece Aria afferrando uno dei volantini e voltandolo sul retro per poter scrivere mentre tirava fuori una penna a sfera dalla borsa «Hum… Credo che tu non mi abbia detto il tuo nome…»

«Dakota!>> rispose la ragazza «Dakota Alcott, scusa, non mi sono nemmeno presentata!>>

«Perfetto,» disse Aria cominciando a scrivere la sua dedica, per poi porgere sorridente il volantino alla ragazza. «Spero che ti piaccia.>>

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«È perfetto!>> rispose Dakota, «Lo chiuderò dentro uno dei tuoi libri, sarà il nostro segreto, e poi…» volgendo il bigliettino gli occhi le caddero sull’inserzione di Hanna. «Cercate modelle per una sfilata?>> chiese alzando gli occhi sulle due donne «Perché conosco Hanna Marin, cioè conosco i suoi abiti, ho comprato un sacco di roba nella sua boutique, mi piace tantissimo! Io sono molto brava a sfilare, me lo dicono tutti e potrei…»

«Sì, tesoro, lo terremo in considerazione.>> commentò la donna con la blusa al contrario dopo aver lanciato un’occhiata eloquente ad Aria. Una piccola fan vanitosa non sarebbe certo stato il massimo per la sua sfilata.

«Hum, ok, capisco, vi lascio sole, scusate ancora per il disturbo.>> rispose Dakota abbassando la testa, come se avesse intuito anche lei quale fosse il senso di quelle parole, e fece per andarsene.

Mosse qualche passo indietro, poi voltò loro le spalle, ed Aria Montgomery si illuse per una frazione di poter continuare la sua tranquilla merenda quando Nathaniel catturò la sua attenzione esclamando: «Guarda, mamma, guarda che fa!>> ed indicando con la mano una ragazza che era appena salita su un tavolo. No, mi correggo, indicando Dakota che era appena salita su un tavolo.

«Cosa. Diamine. Sta. Facendo?>> chiese la donna con la blusa al contrario voltandosi verso Aria.

«Non ne ho la minima idea. E mi spaventa.>> commentò quest’ultima.

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Ciò che Dakota stava facendo, ciò che aveva fatto, era stato salire su un tavolino facente parte di una composizione di cinque tavoli disposti in fila indiana attorno ai quali una ventina di membri della squadra di lacrosse del liceo stava consumando la sua merenda, e cominciare a camminare evitando accuratamente bicchieri di aranciata e piattini di patatine come se si trattasse di una sfilata. Fece cenno ai ragazzi che si godevano stupefatti la scena di alzarsi dalle sedie e spostarsi, e, arrivata alla fine dei cinque tavoli, invece di scendere e percorrere la stessa passerella all’incontrario scese con estrema eleganza su una delle sedie, e continuò così la sua passerella, da una sedia all’altra, senza guardare a terra, ma non sbagliando neppure un passo.

«Allora?>> chiese sorridente ad Aria e alla donna che era con lei «Lo avevo detto che so sfilare.>>

«A me fa paura.>> commentò la donna con la blusa al contrario «Ma Hanna ci ammazza se non la prendiamo, sarebbe assolutamente perfetta.>>

«Forse è un’assurdità,» fece Aria «ma mi ricorda terribilmente…»

«Oh, sì anche a me, ed è ancora più inquietante.>> confermò l’altra «Allora, che le diciamo?>>

Aria alzò gli occhi sulla ragazza, che stava litigando con un cameriere che le ordinava di andar via, mentre le sue amichette si alzavano per raggiungerla.

«A te la scelta» commentò guardando l’altra donna.

«Dakota!>> gridò la donna con la blusa al contrario mentre la ragazza si avviava di mala voglia all’uscita, scortata dal cameriere verso «Sei presa! Sei assolutamente presa! E porta anche le tue amiche!>>

«Dici davvero?>> urlò in risposta la ragazza voltandosi verso di lei sorridente «Grazie, grazie tantissime! Ah, dimenticavo, hai la blusa al contrario, si vede l’etichetta!>>

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17 commenti su “La donna con la blusa nera indossata al contrario!

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